Il risanamento del patrimonio immobiliare italiano deve prendere la forma del progetto di filiera

Delineare i tratti di un progetto edilizio e abitativo di filiera, che coinvolga i professionisti e gli esperti del settore per portare avanti il risanamento del patrimonio immobiliare italiano, promuovendo anche forme di cittadinanza attiva e coniugando istanze sociali, ambientali ed economiche.

In un’ottica di sviluppo sostenibile, è questo l’obiettivo che si deve porre il comparto immobiliare, come emerso durante Home Together 2020, la convention di due giorni organizzata a Rho Fiera Milano dal Gruppo Gabetti e dedicata ai temi della sostenibilità abitativa partendo dagli ambiti home, people e city.

«La sostenibilità dell’abitare è importante ed è questo il punto a cui si dovrebbe tendere e su cui si dovrebbe convergere, perché significa progettare nel rispetto dell’ambiente e del benessere abitativo» ha detto Guendalina Salimei, architetto e fondatrice di T studio, sottolineando che in futuro «le case dovranno essere personalizzate, efficienti dal punto di vista energetico, adattabili. Fare questo segnerà un cambiamento di passo, in un’ottica più sostenibile».

L’attenzione globale alla sostenibilità è del resto in forte crescita e questo vale anche per il comparto immobiliare: «La casa e l’abitare devono cambiare pelle, per rispondere a una crescente domanda di comfort, flessibilità e tecnologia» ha detto Roberto Busso, amministratore delegato del gruppo Gabetti. Un cambiamento del modo di pensare l’abitare è necessario anche a causa delle mutate abitudini delle famiglie.

«L’attaccamento alla casa è aumentato in cinque anni del 15%, il 35% delle persone trascorre più tempo in casa, il 40% delle persone lavora anche dalla propria abitazione e il 20% delle famiglie vi pratica sport una o più volte a settimana. Sono numeri elevati e dimostrano che esiste un’evoluzione della domanda e per il settore immobiliare sapere dare una risposta adeguata vuol dire fare bingo» ha detto Busso. La sfida dell’abitare sostenibile «è cogliere le esigenze del mercato, lavorare duro e sodo e imboccare nuove strade. Il nostro obiettivo è diventare imprenditori dell’abitare sostenibile, anche tenendo conto degli obiettivi fissati dall’Onu» ha aggiunto Marco Speretta, direttore generale del gruppo Gabetti.

Uno dei maggiori ostacoli per un’evoluzione in ottica sostenibile, dell’abitare ma non solo, è legato alla resistenza al cambiamento. «Le aziende spesso lo gestiscono male, perché fa paura e porta a uscire dalla propria comfort zone» ha detto Fabrizio Prete, presidente del Gruppo Gabetti, sottolineando che «negli ultimi dieci anni in Italia sono fallite circa 35 aziende al giorno, anche perché non hanno saputo adattarsi al cambiamento, ma a fronte di questo dato va detto che ci sono molte aziende che nascono e molte altre che sono state brave e capaci nel cavalcare e anticipare il nuovo contesto».

Cambiamento significa delineare un nuovo paradigma, anche facendo rete. «Il mercato dei prossimi 20-30 anni sarà legato alla sostenibilità. Il problema è come si possa giocare da protagonisti, capire se si hanno a disposizione gli strumenti e le risorse. Per questo fare rete e sistema diventa un acceleratore e un fattore abilitante» ha detto Alessandro De Biasio, amministratore delegato di Gabetti Lab. Per avviare un processo di miglioramento ci sono ingredienti che un’azienda deve avere: «Bisogna sapere correre dei rischi, ma serve anche un piano, una strategia, gli strumenti che non possono essere quelli di ieri, serve il coraggio della scelta e della coerenza. Se si fa rete, se si lavora insieme, servono anche regole, che devono essere chiare, condivise e rispettate da tutti» ha detto De Biasio.